martedì 10 aprile 2012

Deleuze

-Deleuze influenza il dibattito critico negli anni '80 con 2 libri: Cinema I: l'immagine movimento e Cinema II: l'immagine tempo

-Come i cognitivisti, Deleuze critica le teorie semiotiche, ma con un approccio diverso. Per lui il “linguaggio filmico” esiste solo in quanto opposto al non-linguaggio, ovvero tutto il materiale verbale, cinetico, ritmico, che per lui non è organizzato come una grammatica linguistica, ma anzi è una “massa plastica a-significante ed a-sintattica”. Cioè per Deleuze il cinema non è un linguaggio come per i semiotici, bensì una specie di dispositivo filosofico, un generatore di concetti espressi attraverso una serie di simboli organizzati in blocchi spazio-temporali, e non attraverso una precisa struttura linguistica. Per lui l'errore della semiotica è il tentativo di strutturare tutto in codici, tralasciando l'elemento del movimento nello spazio, che è forse il vero specifico filmico.

-Proprio in base allo spazio ed al tempo divide la storia del cinema in due: il cinema classico (cioè dall'inizio fino al neorealismo, escluso) che è l'epoca del movimento-immagine, ed il cinema moderno (dal neorealismo in avanti), che è l'epoca del tempo-immagine.

La prima epoca, volta all'esplorazione dello spazio, è fondata sull'azione del personaggio, perchè è più basata sulla narrazione. La seconda invece è più basata sui processi mentali (memoria, sogno, immaginario) dei personaggi piuttosto che su quelli cinetici, quindi è fondata di più sullo scorrere del tempo che sulla narrazione, che inizia a disgregarsi sempre più (anche se in effetti, checché ne dica Deleuze, nel neorealismo è ancora ben presente).

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