venerdì 26 aprile 2013

Rob Zombie

La casa dei 1000 corpi (House Of 1000 Corpses) (2003) - 3/5
La casa del diavolo (The Devil's Rejects) (2005) - 2,5/5
Halloween - The Beginning (Halloween) (2007) - 2/5
Halloween II (2009) - 2/5
The Haunted World of El Superbeasto (2009)
Le streghe di Salem (The Lords of Salem) (2012) - 1/5

Zombie (1965), americano, fu membro della metal band White Zombies (1985-1998) fino al loro scioglimento. Ha poi inziato una carriera musicale solista. Grande appassionato di horror, ha esordito alla regia in modo indipendente con l'horror-parodico La casa dei 1000 corpi (2003), un esperimento originale che ha fatto molto parlare di sè. All'oggi ha diretto solo pellicole di genere.

-La casa dei 1000 corpi
USA 2003 - commedia horror - 89min.

nel Texas del 1977 un gruppo di teenagers in viaggio fa una pausa al Museum of Monsters and Madmen, gestito dal bizzarro Capitano Spaulding, tenutario della piccla stazione di srvizio con museo degli orrori attiguo. I ragazzi gli cheidono indicazioni circa la posizione della tomba del Dottor Satan, leggenda locale. Sulla strada l'auto fora, così il gruppo accetta l'ospitalità di una ragazza del luogo a casa sua: conosceranno una bizzarra famiglia.

Salta subito all'occhio la citazione sfrenata, e non è difficile riconoscere i modelli di riferimento: Non aprite quella porta in primis, in generale l'horror-splatter anni '70-'80 americano e non. La trama è solo un pretesto per mettere in scena le bizzarrie visive di Zombie, che con un innegabile talento si diverte a gettare lo spettatore in un delirio visivo molto kitsch e molto camp, alternando topoi dell'horror (antri bui, case minacciose, pazzi degenerati, squartamenti) con una vena comico-grottesca spinta al parossismo (montaggio da videoclip, deformazioni ottiche, dialoghi assurdi, autoironia di personaggi e situazioni) con un risultato finale abbastanza spiazzante. Eccessivo in alcuni momenti al punto di risultare fastidioso e becero, non gli si può negare l'originalità del concept - impensabile a Hollywood dove tutto è spiegato, anche il paranormale inspiegabile, e dove anche per il cattivo arriva sempre prima o poi il contrappasso - e la vitalità tipica delle produzioni indipendenti.

Voto: 3/5

-La casa del diavolo
USA 2005 - thriller - 109min.

Si riprende dalla fine del precedente: la polizia irrompe nella casa dei pazzi del primo film: il patriarca viene ucciso e la matriarca catturata, mentre il clown e i due figli si danno alla fuga (quello deforme invece non si trovava in casa). Lo sceriffo locale, cui hanno ammazzato il fratello, è disposto a tutto pur di vendicarsi. Intanto i fuggiaschi bazzicano per i deserti texani mietendo vittime.

Perdendo del tutto o quasi la componenete parodica, Zombie crea un sequel che è molto diverso dal precedente, una specie di violentissimo incrocio tra un western ed un road movie; potreste provare ad immaginarlo come un Death Proof versione seria. C'è un'indagine spiccia sulla malvagità profonda ed intrinseca dell'essere umano (i membri della famiglia sono "incapaci" di comportarsi dversamente da come si comportano; sono per natura votati al male) e la solita riflessione sulla sottile linea di confine tra giustizia e vendetta (lo sceriffo che infrange tutte le regole).
L'estetica è meno pacchiana che nel film precedente, ma Zombie non ci risparmia nauseanti camere a mano, ralenti, frame by frame e tutto ciò che possa concorrere a rendere il montaggio convulso.
L'ultima sequenza è un po' trata per le lunghe e la linearità narrativa non offre sorprese particolari. Questi elementi pongono questo sequel leggermente al di sotto del film precedente; gli va rriconosciuto il tentativo di  proporre un film diverso dal primo, ma il risultato finale dà l'idea di una regia indecisa sulla strada da percorrere.
Le volgarità verbali si sprecano.

Voto: 2,5/5

-Halloween - The Beginning
USA 2007 - horror - 121min. (versione Unrated)

La famiglia Meyers (madre spogliarellista, padre alcolista, figlia zoccola, figlia neonata, figlio semi-autistico) è tipicamente disfunzionale. Michael, giovane ragazzino che sfoga le sue frustrazioni famigliari e scolastiche torturando piccoli animali, raggiunge un punto di saturazione che lo porta a sterminare la sua famiglia, tranne madre amatissima (Sheri Moon Zombie) e sorellina (innocente e vittima come lui). Detenuto presso un ospedale psichiatrico e in cura dal dottor Loomis (Malcolm McDowell), perde progressivamente il contatto con la realtà, isolandosi dietro maschere che lui stesso costruisce. 15 anni dopo, riesce ad evadere, dirigendosi verso il paese natìo alla ricerca della sorellina ormai cresciuta e lasciandosi dietro una scia di sangue.

Nel fare un remake del film di John Carpenter che è anche un suo prequel, Rob Zombie confeziona un'ottima prima parte che ha il merito di descrivere la discesa di una mente disturbata nel baratro della più totale follia, in una gabbia mentale che finirà col renderlo impenetrabile ad ogni tentativo di comunicazione esterna: questo porta alla creazione del serial killer indomabile, con cui è impossibile trattare e da cui si può solo scappare o combattere. La tipica figura del baubau dei film horror, che qui è spiegata nella sua genesi in modo credibile e coinvolgente, anche grazie alla figura a tutto tondo del dottore, interpretato con convinzione da McDowell. Peccato che da metà in poi il film diventi un banalissimo slasher in cui non succede più niente a livello narrativo, e si continui ad assistere per un'ora abbondante alle carneficine perpetrate da Michael, tutte simili tra loro senza più un guizzo di originalità. Il finale strascicato in cui il cattivo non muore mai è ovviamente retaggio del film originale, ma ormai risulta una dinamica più noiosa che adrenalinica.
E' molto strano questo dualismo del film, scritto dallo stesso Zombie: è come se fintanto che ha libertà di inventare il passato di Meyers riesca a sfoggiare una buona creatività, ma nel momento in cui il racconto rientra nei binari del film originale perda improvvisamente di mordente, incapace di costruire personaggi interessanti o modi personali di raccontare la vicenda, sia a livello narrativo che visivo, cosa che gli era riuscita nei due film precedenti mediante estetiche eccentriche e grottesche che si distanziavano dai canoni.
Rimane l'ottimo gusto musicale del regista/musicista, che ricorre ad una versione moderna di Love Hurts di Roy Orbison (qui nella versione hard rock dei Nazareth) e alla classica Tom Sawyer dei Rush.

Voto: 2/5

-Halloween II
USA 2009 - horror - 119min. (versione Unrated)

Si riprende da dove finisce il primo film: il corpo di Michael viene mesos in un'ambulanza che deve portarlo in obitorio, ma Michael non è morto e scappa, vagabondando tra i campi. Per 2 anni non se ne sa più nulla. La ragazza nel frattempo tenta di vivere una vita normale, ma è tormentata da incubi e da una latente azzia che sembra sul punto di esplodere: forse la famiglia Meyers è afflitta da una tara genetica che spinge alla follia omicida?

Un'occasione sprecata: avendo un sequel per approfondire ulteriormente i personaggi, avendo uno spunto interessante (la follia incipiente nella ragazza) in cui poter scavare, Zombie si rivela incapace di architettare un sequel brillante, che non si limiti di nuovo ad un body count prima dello scontro finale. Questo seguito è come la seconda arte del primo film, senza l'interessante prima parte di "descrizione sociologico-psicologica", sostituita da una blanda infarinatura psicanalitica (il cavallo bianco) e patetiche apparizioni fantasmatiche della madre di Michael, tanto per far lavorare la moglie del regista. Per fortuna il fil mha guadagnato un po' d ritmo rispetto al primo, che nella seconda metà arrancava vistosamente, offrendo una buona alternanza tra momenti di calma e sequenze splatter (la paura latita, comunque). Torna quasi tutto il cast del primo film, anche se a volte la sceneggiatura fatica a trovar qualcosa da far fare ai tutti, cosicchè buona parte dei personaggi si riduca ad essere la classica carne da macello.
Vedibile se si è visto il primo, inutile altrimenti.
Nel finale torna nuovamente la canzone Love Hurts, stavolta con voce femminile ed arrangiamento da ninnananna.

Voto: 2/5

-Le streghe di Salem
USA 2013 - horror - 101min.

A Salem, Massachussets, città nota per il processo alle streghe del 1692, Heidi (Sheri Moon) è una DJ che conduce una rock radio locale assieme a due colleghi. Un giorno arriva in redazione un vinile chiuso in un'antica cassa di legno. I mittenti si firmano con il nome I Signori. La musica fa uno strano effetto ipnotico sulla ragazza, che inizia ad avere flash mnemonici riguardanti il rogo di alcune streghe della zona. Heidi inizia ad isolarsi sempre più, mentre all'annuncio che I Signori terranno un concerto al teatro comunale sembra far presagire oscuri sviluppi, ed un esperto di stregoneria cerca di dipanare il mistero.

In un percorso che va da L'esorcista a Shining, Rob Zombie tenta di coniugare la truculenza dello splatter che gli è propria con ambizioni autoriali al di fuori della sua portata. La mancanza di un senso della misura, l'improvvisarsi filosofo di un'escatologia fatta di visioni apocalittiche ma priva di qualunque contenuto sostanziale, la protervia con cui mette in scena una storia che vorrebbe essere molto più che un film di spavento, molto più che un'indagine psicologica sui deragliamenti di una mente devastata dalle droghe - fallendo in entrambi i casi - rendono Le streghe di Salem un film inutile, e personalmente il peggior film che abbia mai visto.

La pellicola è del tutto sconnessa sul piano narrativo, lacunosa, poco interessante perchè già vista, e sconvenientemente tronca nel finale; nella seconda parte del film si rinuncia programmaticamente ad una narrazione lineare, lasciando il posto ad una sequenza di visioni che non comunicano nessuna emozione: non fanno paura, risultano più ridicole che di impatto, in qualche caso posticce come un film della Troma. Com'è possibile che non si siano accorti della ridicolaggine imperante che abbonda in questo film? Scene che vorrebbero essere blasfeme (la fellatio al prete, la masturbazione papal-satanica) sembrano uscire da uno scollacciato  videoclip di Lady Gaga o Marilyn Manson. Altre inquadrature appaiono semplicemente di routine, come lampade che ondeggiano, topi che invadono un pianerottolo, visioni furtive di cadaveri in secondo piano leggermente sfocato...roba che ormai potrebbe impressionare solo un bambino che non ha mai visto un horror in vita sua. E poi: una ricerca cromatica che sembra imitare Dario Argento senza avvicinarvisi minimamente, personaggi privi di personalità con una protagonista antipatica per la quale non si prova la minima compassione, le figure delle vicine di casa invadenti come se ne sono viste in decenni di film horror, da Rosemary's Baby in poi, un sub-plot investigativo che non serve a niente ai fini dello sviluppo narrativo, dato che spiega cose del tutto evidenti...

Insomma il film è scadente su tutti i fronti, e non varrebbe nemmeno la pena spenderci così tante parole, se non fosse per le sconcertanti critiche positive che mi è capitato di leggere in rete, soprattutto da parte di siti italiani. Non si può prendere in giro lo spettatore in questo modo: non si può consigliare ad una persona di spendere i propri soldi ed il tempo della propria unica vita a guardare un film del genere, derivativo com'è, noioso ed inconcludente com'è.
Non può parlare di "'un autore da cui passano necessariamente le sorti dell'horror futuro" (lo scrive Emanuele Sacchi su Mymovies) di film "Coraggioso" (è l'elogio di Gabriele Capolino su Cineblog: ma dove? In che senso?), stilisticamente interessante o altro. E' una sagra del già visto, ridicola quando vuol esser seria, noiosa per la maggior parte del tempo, senza nulla da dire che non si sia già stato visto o detto in decine e decine di horror delle decadi precedenti.

Una bruttura senza pari.

Voto: 1/5

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